lunedì, gennaio 12, 2009

E qui casca l'asino.

Nel frattempo che il direttore artistico De Benedictis abbia un'overdose di democrazia e ci apra i commenti al suo lussuosissimo blog, colgo l'occasione per precisare a quello che l'assessore alla cultura Alfredo Martinelli ribattè al blog il 12 luglio scorso, sempre a proposito del festival jazz. L'assessore afferma: "... alla fine l'amministrazione si troverà a spendere per il festival 12mila euro (parliamo dell'edizione 2008 n.d.r.) cifra che scaturisce soprattutto dai costi relativi ai diritti Siae e alla gestione del service audio". Ma non è vero che sono i costi della Siae e del service audio a far lievitare le spese di un festival jazz. Guardate, ad esempio, il rendiconto del 2007, la cifra più importante è quella del cachet degli artisti (del compenso che si da ai musicisti). Nel 2007 è stata di 36mila euro. Il service audio è costato 7500 euro e la Siae, anche se non compare nel rendiconto 2007 (magia!) nell'edizione del 2006 era appena di 345 euro. La spesa più importante rimane quella del compenso ai musicisti. E' chiaro che se io chiamo il jazzista "x" lo pago 100, se io chiamo il jazzista "y" lo pago 10. Quindi è il direttore artistico che con le sue scelte fa salire o scendere i costi di un festival. Altro che Siae o service audio. Se il direttore artistico sceglie musicisti economici abbiamo un festival economico, se il direttore artistico si fa predere un po' la mano abbiamo un festival jazz da 69mila euro come nel 2003, di cui 51mila pagati con fondi comunali. Perciò ci saluti De Benedictis, assessore. Altro che Siae e service audio.

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