Intervista ad Ian Algie, clown ed operatore di ludobus.
Ci descrivi in breve la tua formazione artistica, e la scelta del teatro fisico (clown) come forma espressiva?
Ho iniziato studiando improvvisazione teatrale con “Second City” a Toronto, in Canada, dove ho studiato con una serie di fondatori del teatro di improvvisazione. Poi un paio di amici della scuola hanno aperto un piccolo spazio - cabaret. Abbiamo fondato una compagnia: facevamo spettacoli ogni weekend. Così abbiamo “imparato praticando” , iniziavamo a fare spettacoli in giro, in teatri, spazi cabaret, anche in un’ arena di hockey. Sono stato con loro per otto anni. Probabilmente volevo qualcosa di più profondo che l’improvvisazione cabarettistica ed ho sentito che il “clown teatrale” era molto collegato all’improvvisazione. Iniziai a frequentare degli stage di buffone, mimo, clown e maschere teatrali, con attori che hanno studiato alla scuola di Jacques Lecoq, andando alla scuola di Philippe Gaulier (un grande clown, che era il “docente - star” alla scuola di Lecoq, prima di creare la sua propria scuola), dove ho studiato per un anno, dopo di che ho avuto la grande fortuna di essere invitato a fargli da assistente nella sua scuola: senza dubbio la più bella esperienza della mia vita. Il teatro fisico ha molto in comune con il linguaggio del teatro di improvvisazione: tutte due incorporano elementi di gioco, complicità e disponibilità al gioco teatrale. A parte Gaulier, altri maestri importanti per me sono: Pierre Byland (con cui insegno in un stage di clown, che si tiene ogni anno alla Civica Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe), John Wright e Vivian Gladwell.
Il clown è scappato dal circo, verso altri spazi... perchè?
Certo, il clown del circo tradizionale sembra una figura in declino adesso, visto l’arrivo del “cirque nouveau”, e continua a trovarsi in situazioni nuove. Pierre Byland, che ha proposto, originariamente il naso rosso come una maschera teatrale, dice che il grande successo e l’ “esplosione” del clown, alla scuola di Lecoq, ed altrove, è accaduta perchè il clown ti da il diritto di essere come sei, e di celebrare chi sei. L’apertura, l' ascolto, l’ intuitività spontanea del clown teatrale, l’ intelligenza emotiva ha portato il clown verso la terapia in ospedale e l' applicazione in situazioni nel sociale.
Che cosa è il clown, oggi, nel 2010?
(Ride) Forse questa è una domanda che devi fare a qualcun altro. Conosco clown di tutti tipi : volontari in ospedale, quelli del teatro, quelli che lavorano per il Cirque du Soleil o per la festa di compleanno… alcuni che lo fanno soltanto come una terapia personale, e quelli che mettono il trucco e naso rosso soltanto per dare bigliettini promuovendo i saldi di fine stagione di un negozio di abbigliamento. Dipende a cosa ti riferisci… ma mi sento di dire che il clown è tutto questo. Il clown riflette tutti gli aspetti dell’ umanità. I clown degli arborigeni dell’America del Nord dicono che se uno potesse vedere tutti i lati e gli aspetti di se stesso, nello stesso momento, non ci sarebbe altro da fare che ridere: non trovo una definizione migliore per il clown.
Che tipo di clown è quello che va in ospedale?
Spero che sia qualcuno che comprenda che il trucco, il naso, e tutto il resto sono soltanto un pretesto per entrare in relazione con una persona, a livello profondo ed immediato per aiutare quella persona, in una maniera che la medicina tradizionale attualmente non arriva a fare. Comunque una persona preparata al cento per cento, sia dal lato terapeutico, che dal lato clownesco e che prova a fare il suo intervento in maniera professionale, come un qualsiasi dottore, chirurgo o infermiere … sperando che anche gli altri vedano così il suo lavoro.
Parliamo di altro e di un’ altra tua attività: il ludobus.
In cosa consiste un ludobus, una ludoteca mobile?
A portare allegria ed a creare legami nuovi, oltre il gioco che si fa nelle piazze e negli spazi non tradizionalmente dedicati al gioco. Il mio ludobus è dedicato alla figura e alla filosofia del clown: gli attrezzi e le attività sono un po’ diversi ma l’obiettivo e lo stile non cambia.
Come si compone un intervento di ludobus?
Il ludobus arriva, mette a disposizione i suoi giochi e animatori e si parte con una serie di attività ludiche aperte a tutti e gestiti dagli animatori.
Un intervento del mio "Clown - Ludobus OPOPO’" consiste, di solito, in uno spettacolino iniziale e poi dei mini-laboratori sul clown, la giocoleria. Ci sono le bolle di sapone, il trucca-bimbo, la clownerie, e così via... concludendo con un numero clown con i bambini-partecipanti, il tutto dura due ore e mezza.
Si parla molto di clownerie e clown di corsia, in questo periodo.
Secondo te questo interesse è reale o è solo una moda passeggera?
Sì... da un paio di anni il clown di corsia è diventato un po’ una moda, ma a me sembra che stia passando questo momento di “solo moda” e forse questa figura sta per essere riconosciuta come un mestiere basato su una formazione concreta.
Luca Pelusi.
Alcuni allievi di Ian Algie durante uno stage di clown a Modena.
(Foto Luca Pelusi).
Sabato 24 e domenica 25 aprile 2010
Etichette: clown di corsia, Ian Algie, intervista, ludobus
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